Articolo della dott.ssa Ginevra R. Cardinaletti – Psicologa e Scrittrice
Molti pazienti emicranici, non rispondendo alle profilassi, si sono sentiti dire di andare dallo psicologo. Credo che questo sia un passaggio molto delicato che merita attenzione e chiarezza.
Da psicologa, ma anche da paziente emicrania cronica, ritengo che l’emicrania non si possa curare dallo psicologo. Non tutti rispondiamo allo stesso modo alle terapie farmacologiche e questo non dipende da noi o dal nostro approccio mentale. Far passare il messaggio che il paziente sia responsabile del fallimento della profilassi significa non solo scaricare le responsabilità, ma anche e soprattutto caricarlo di un senso di colpa che non può far altro che aggravare la sua situazione.
Un percorso psicologico può aiutare il paziente emicranico? Sì, moltissimo, ma può aiutarlo nella gestione delle emozioni legate a questa patologia, non a contrastare gli attacchi di emicrania. Dopo, ma solo come passaggio successivo, può avere giovamento anche a livello di riduzione di attacchi e di intensità perché c’è anche (anche, non solo) una componente psicologica che può influire sui sintomi della malattia.
Io aiuto e ho aiutato molte persone ad affrontare tanti e importanti problemi correlati alla malattia cronica e al dolore cronico perché sono condizioni che hanno molte implicazioni e possono essere fortemente invalidanti. Quindi un percorso psicologico può sicuramente aiutare ad avere una vita più vivibile proprio in pazienti che giustamente si ritrovano spesso a dire e a pensare: “Questa non è vita!”. Una volta affrontati questi aspetti, si può anche avere un giovamento sulla propria condizione fisica perché certamente dolore fisico e dolore psicologico sono strettamente correlati influenzandosi a vicenda.
L’ideale sarebbe sempre lavorare contemporaneamente su tutti e due i fronti, entrambi importanti: quello psicologico e quello fisico.
Non dirò mai a un mio paziente di non andare dal neurologo o di non continuare a cercare la cura adatta per lui o di fare un percorso psicologico anziché prendere i farmaci per l’emicrania, anzi, grazie al supporto psicologico il paziente spesso riacquista la lucidità e la forza per fare tutto ciò che è nelle sue possibilità e anche per tenere testa a medici poco comprensivi o disponibili.
Io stessa, al fallimento dell’ennesima profilassi per l’emicrania cronica, mi sono sentita dire: “Signora, se lei non ha risposto a queste terapie, deve andare dallo psicologo”. Sorvolando sui modi di alcuni medici, io sono una psicologa, figuriamoci se mi risparmio di andare dallo psicologo, sono sempre pronta e disposta a mettermi in gioco, credo nella psicologia e ne vedo ogni giorno l’immenso potere, però non si può delegare tutto a quello, non è corretto.
Credo che ognuno debba assumersi le proprie responsabilità e una collaborazione tra professionisti e pazienti sia fondamentale per poter aiutare ogni paziente, anche quello più difficile, anzi, soprattutto quello, perché è proprio lui che ha maggiore bisogno di attenzione e di comprensione. Molti pazienti si sentono incompresi, abbandonati, e si sentono in colpa per colpe che non hanno.
Dott.ssa Ginevra R. Cardinaletti – Psicologa e Scrittrice
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