Articolo della dott.ssa Ginevra R. Cardinaletti
Tra tutti i miei pazienti che soffrono di depressione, indipendentemente dall’età, dalla forma di depressione, dalla qualità della loro vita e dalle loro abitudini, c’è quasi sempre una componente comune, quella del senso di colpa.
Chi soffre di depressione si sente in colpa, pensa di esserne responsabile. Questo accade perché non riesce a individuarne una causa specifica e a questo si somma il fatto che le persone che lo circondano non riescono a comprendere questo stato. Spesso ci si sente chiedere: “Perché sei depresso?”, “Che cosa ti manca?”, oppure vengono fatte affermazioni come “Ma non ti manca niente!”, “Devi solo reagire!” e questo non fa che intensificare il senso di colpa, il sentirsi sbagliati, il sentire che non stiamo facendo abbastanza, che è colpa nostra, che dovremmo reagire, ma noi non ce la facciamo a reagire e non riusciamo a spiegarne il perché.
Quindi, il primo fondamentale passo per poter affrontare una depressione è quello di accettarlo come un problema: accettarlo non significa non poterlo affrontare, non significa che sarà sempre così, significa che in questo momento abbiamo questo problema. Questo problema che è una patologia, è una patologia che può essere anche grave, che può essere totalmente invalidante e che non è colpa nostra perché ci sono tantissimi fattori che concorrono a generarla e ad alimentarla e spesso è difficile anche individuarli tutti, però sicuramente non dipendono tutti soltanto da noi.
Non è colpa nostra e inoltre è anche difficile da spiegare perché non c’è un sintomo fisico ben individuabile che si possa spiegare a chi non l’abbia provato. Ecco, la depressione è veramente molto difficile da comprendere se non l’hai provata.
Io per la mia patologia cronica ho sempre preso moltissimi farmaci e molti hanno importanti effetti collaterali. I più frequenti riguardano i disturbi dell’umore, quindi ci sono farmaci che possono provocare ansia, depressione, angoscia, pensieri suicidi. Chiaramente sono farmaci che vengono continuamente monitorati dal paziente e dallo specialista che li prescrive. Bene, io alcuni di questi effetti collaterali, negli anni, li ho avuti: mi è capitato di avere un fortissima ansia, di provare angoscia, di essere depressa, e in quel momento non c’era un motivo per essere triste, avere paura, essere angosciata, però lo ero. Perché stai male? Non lo so, so solo che sto male. Perché sei triste? Non lo so, so solo che sono triste. È inutile dirsi o sentirsi dire: “Non hai nessun problema, non c’è niente di cui preoccuparti, devi stare tranquillo”. Lo so che devo stare tranquilla. Lo so che non c’è niente di cui preoccuparmi, lo so razionalmente, ma non lo so fino in fondo, perché sento che c’è qualcosa di cui preoccuparmi, sento che c’è qualcosa che può andare storto, sento che potrei perdere il controllo, sento che potrei impazzire.
Ecco, abbiamo tutte sensazioni che è difficile spiegare a chi non le ha provate o quantomeno non le abbia studiate a fondo. Io le ho studiate e le ho anche provate, quindi mi rendo perfettamente conto di quello che provano i miei pazienti, e probabilmente è proprio questo che mi aiuta ad aiutarli.
Dunque il primo passo è renderci conto che la depressione non è colpa nostra, il secondo è sapere che è una patologia e il terzo è quello che si fa con tutte le patologie di cui non è colpa nostra: se abbiamo il diabete andiamo dal diabetologo che ci prescrive dei farmaci e ci dà delle indicazione su nuove abitudini da inserire nella nostra quotidianità, delle cose da cambiare e altre da lasciare così come sono. Ecco, lo stesso succede con la depressione: ci si ci si rivolge a uno specialista. Nel mio caso, che sono una psicologa, il paziente viene da me, facciamo un percorso di sostegno psicologo con dei colloqui, delle riflessioni, a volte degli esercizi o delle tecniche di rilassamento o di respirazione o pratiche e “compiti” da svolgere. Ci sono anche casi in cui lo psicologo è bene che venga affiancato da uno psichiatra, soprattutto nella fase acuta della malattia, in attesa che il percorso psicologico inizi a dare i suoi frutti perché non è immediato, quindi si può valutare anche l’utilizzo di farmaci. Tutte cose che possono fare gli specialisti, proprio come in ogni altra malattia.
Dunque una persona depressa è una persona che ha una patologia, spesso grave, è una persona che nella maggior parte dei casi non può semplicemente reagire da sola, non basta semplicemente distrarsi.
Chi soffre di depressione deve rivolgersi a uno specialista, quello che ritiene più opportuno, può anche provarne più di uno: a volte è difficile trovare una persona che oltre a essere competente e professionale, ci faccia anche sentire a nostro agio, ci faccia sentire compresi e ci faccia percepire che possiamo fidarci. A quel punto possiamo affidarci a quello o a quegli specialisti, e affrontare il nostro problema, la nostra malattia, esattamente come la affronta chiunque abbia un altro tipo di patologia.